Blog

La delinquenza normativa

La delinquenza normativa

Nel periodo adolescenziale le ragioni delle azioni criminali sono spesso dettate da una sub-etica riconosciuta e rispettata nella cultura sociale dell’adolescente. Il bisogno di riconoscimento e di accettazione, il riscatto e la protezione della propria immagine diventano allo stesso tempo i motivi di presa di decisione scatenanti alcuni dei comportamenti delinquenziali. A tal proposito è fondamentale tenere a mente che quanto più è precoce l’iniziazione criminale, tanto più è alta la probabilità di una lunga e persistente carriera criminale. Alla base del comportamento antisociale ci sono delle difficoltà a conformarsi e ad adattarsi alle regole e alle aspettative sociali e spesso queste problematiche iniziano ad emergere precocemente: pare infatti che il disturbo della condotta (CD), il disturbo dell’attenzione e iperattività (ADHD) e il disturbo oppositivo provocatorio (ODD) in età prescolare e scolare, costituiscano la componente psicopatologica della sindrome di antisocialità.

L’attrazione degli adolescenti per le sensazioni estreme , il coinvolgimento in attività pericolose, il senso di sfida nei confronti dell’autorità, la megalomania del proprio sé e il pensiero dicotomico “tutto o nulla”, se da una parte sono funzionali alla differenziazione e alla costruzione dell’identità personale e sociale, dall’altro diventano dei facilitatori di rischio del comportamento antisociale. La crisi adolescenziale è spesso dolorosa, ma utile nella misura in cui si cerca di conquistare qualche grado di libertà, mentre risulta invece problematica se ci si trascina con sé conflittualità affettive e psicologiche pregresse e non risolte che andranno ad acuire il senso di sfiducia nei confronti del proprio sé, del mondo esterno e degli altri. La differenza tra una crisi adolescenziale normativa e una invece problematica, sta nelle strategie utilizzate per rispondere ai propri bisogni e alle richieste dell’ambiente.

I risultati dello studio di Zara G. (2002), suggeriscono che il comportamento criminale vede coinvolti giovani tra i 15 e i 25 anni, celibi, residenti in grandi città e che hanno sperimentato condizioni di instabilità scolastica e lavorativa. Il comportamento antisociale è alimentato da generali sentimenti di incompetenza, una negativa e fallimentare percezione del Sé, un senso di inabilità nel modificare uno stile di vita antisociale strutturato nel tempo e dalla difficoltà a perseguire piani d’azione funzionali ai propri scopi.

L’aggressività è una caratteristica comportamentale stabile ed è stata riconosciuta come un significativo precursore della delinquenza futura: una tendenza a comportarsi in modo precipitoso si traduce in un’immediata incapacità di autocontrollo. Nel pattern delle carriere criminali l’aggressività, così come l’impulsività e l’incapacità di self-control, costituiscono delle variabili di rischio per il coinvolgimento in condotte antisociali e delinquenziali, in quanto sembrano rinforzarle e mantenerle.

Da quanto finora espresso e secondo gli studi internazionali, il coinvolgimento in attività delinquenziali è così frequente in adolescenza che viene definito un processo statisticamente normale: durante l’adolescenza infatti, sembra esserci un rapido incremento nella prevalenza di ragazzi coinvolti in esperienze criminali, riportando un picco tra i 15 e i 17 anni, per poi regredire verso i 20 anni. Il comportamento antisociale e delinquenziale è quindi una modalità di risposta a un cambiamento fisico e psicologico che l’adolescente non riesce a gestire. È un messaggio comunicativo e una richiesta di attenzione. È l’interesse ad esplorare il mondo, nel quale ritagliarsi uno spazio e un ruolo sociale. È una reazione alla frustrazione. È uno stare insieme al gruppo e sentirsi parte di esso.

I cambiamenti biologici sono considerati agenti concausali nelle modificazioni dell’umore, dei disordini affettivi e dell’iniziazione di atteggiamenti antisociali e di attività delinquenziali: infatti la corteccia prefrontale, la zona del cervello in grado di modulare le reazioni emozionali, è l’ultima a maturare (20 anni ca.); inoltre è da aggiungere che gli adolescenti sono meno capaci ad interpretare le espressioni facciali rispetto agli adulti.

La personalizzazione negativa (sentirsi sempre causa delle conseguenze negative delle proprie azioni) e la memorizzazione negativa del sé (per cui esperienze negative pregresse diventano il solo criterio di identificazione) sono degli errori cognitivi che possono minare lo sviluppo di un concetto di sé autonomo, capace e responsabile, impedendo al ragazzo di mettere in atto comportamenti costruttivi e funzionali alla realizzazione dei propri progetti di vita.

 _

Dott.ssa Barbara Pagliari, psicologa

Articolo già pubblicato su Gli psicologi

_

Bibliografia

Farrington D.P. (1995). “The development of offending and antisocial behaviour from childhood: Key findings from the Cambridge study in delinquent development”. In Journal of Child Psychology and Psychiatry, 36, pp. 929-964

Moffitt T.E. (1993). “Adolescence-limited and life-course-persistent antisocial behavior: A development taxonomy. Psychological Review, 100, pp. 674-701

Patterson G.R., Capaldi D. & Bank L. (1991). “An early starter model for predicting delinquency”. In Pepler J. & Rubin K.H. (Eds.). The Development and Treatment of Childhood Aggression (pp. 139-168) Hillsdale, NJ: Erlbaum

Zara G. (2002). “Self-discrepancy e delinquenza giovanile in una prospettiva psicosociale”. Rivista di Psicologia Giuridica, 1, 31-45

Zara G., Le carriere criminali. Giuffrè Editore, 2005

Image courtesy of artur84_  FreeDigitalPhotos.net