Quando il trauma fa male: effetti psicologici e legali del Disturbo da Stress post Traumatico (PTSD)
Nella vita di ogni persona possono accadere imprevisti eventi emotivamente difficili da gestire da soli. In effetti, situazioni di profondo turbamento psicofisico tanto sulla propria persona, quanto su quella dei propri cari possono comportare l’insorgenza di un trauma complesso, quale il c.d. Disturbo da Stress post Traumatico (PTSD).
I traumi possono derivare, ad esempio, da incidenti stradali, violenze fisiche o sessuali, lesioni cagionate da animali (l’aggressione di un cane), interventi medici con complicanze non preventivate (in questo caso potrebbe verificarsi anche una responsabilità medica del personale medico sanitario), etc.
Circa un terzo (Jaycox, Foa, 1998) delle persone esposte ad un trauma sviluppa un PTSD, che può insorgere in un periodo compreso tra i tre e i sei mesi dopo l’esperienza traumatica ma anche comparire dopo anni.
Il PTSD ha iniziato ad essere osservato e studiato tra i veterani della guerra del Vietnam. Ora, attraverso le moderne tecniche di neuroimaging, si sa che è causato da un’alterazione del funzionamento della memoria (Sartory, Cwik, Knuppertz & coll., 2013). Il trauma non verrebbe immagazzinato nella nostra memoria al pari di altre esperienze stressanti, ma in strutture cerebrali più arcaiche e istintuali. In tal modo, uno stimolo anche banale o secondario che assomiglia o ricorda il momento del trauma può provocare una reazione istintiva e intensa di ansia o paura senza che la persona riesca a far intervenire strutture corticali connesse al controllo. La memoria risulta così frammentata nei soggetti traumatizzati, e il ciclo debilitante e ripetitivo di interazione tra mente e corpo tende a mantenere “vivo” il trauma passato, disgregando il senso di sé e mantenendo il disturbo (Odgen, 2013).
I sintomi principale del PTSD si dividono in tre grandi gruppi: la riattivazione dell’evento traumatico, con emozioni intense come se si stesse rivivendolo; l’evitamento degli stimoli sia interni che esterni ad esso correlati (ad esempio dopo un incidente in auto la persona potrebbe non guidare più o non passare più dal luogo dove è avvenuto); un’attivazione corporea cronicamente elevata, che si manifesta ad esempio con insonnia o irritabilità. Accresciute preoccupazioni riguardanti minacce alla sicurezza personale, ad esempio la morte, sono parte del disturbo.
La persona con PTSD può quindi avere flashback e incubi, fare diversi sforzi per non pensarci o per evitare tutto ciò che ricorda il trauma in modo da non riattivare la sofferenza psicologica relativa, dormire male, sentirsi distaccato dalle altre persone o a volte anche da sé stesso. La sintomatologia varia di gravità da persona a persona ma può compromettere significativamente il funzionamento nella vita quotidiana, nel lavoro e nelle relazioni. Per questo motivo è opportuno intervenire con un percorso di psicoterapia che sia dimostrato efficace per tale disturbo. Tra questi la terapia cognitivo-comportamentale e la terapia E.M.D.R.
Laddove il PTSD sia conseguenza immediata e diretta di un evento dannoso, cagionato dalla condotta altrui (come ad esempio nel caso di lesioni derivanti da sinistro stradale, da aggressione di animale, da errore medico, violenza, dalla perdita di un proprio caro a causa di sinistro o violenza), questo potrà divenire una voce del danno alla persona, inquadrabile nel danno non patrimoniale ex art. 2059 c.c.
Per valutare tale tipo di danno è necessaria anche una indagine diagnostica e valutativa psicologica e/o psichiatrica, da affiancare alla valutazione medico legale, onde poter quantificare in sede legale il danno.
Gli Avv.ti Federico Lerro e Alessandra Giordano si occupano di risarcimento del danno alla persona, avvalendosi per la valutazione del PTSD degli psicoterapeuti Dott.ssa Loretta Moroni e Dott. Stefano Marchi, per una valutazione specialistica idonea.