A 40 ANNI DALLA NASCITA DEL SSN, LO STATO SI TIRA INDIETRO
A 40 ANNI DALLA NASCITA DEL SSN,
LO STATO SI TIRA INDIETRO:
Le imprese private del settore devono fare squadra insieme alle associazioni di categoria per tutelare i loro interessi.
Si è tenuta il 7 Aprile 2017 la “Giornata internazionale per il diritto alla salute e giornata europea di azione contro la commercializzazione della salute”, nata per ricordare la fondazione dell’OMS avvenuta il 7 aprile 1948: ogni anno viene scelto per la giornata un tema specifico, per promuovere a livello globale la sensibilizzazione su argomenti cruciali di salute pubblica, di interesse della comunità internazionale e lanciare programmi a lungo termine su argomenti al centro dell’attenzione e del dibattito. In Italia molte associazioni e sindacati si sono mobilitati per creare un fronte compatto contro una realtà sempre più vicina sul tema scelto per quest’anno: la privatizzazione della Salute.
Nel 1978, dopo 30 anni di vigenza della Costituzione che introduceva i principi di diritto alla salute per l’uomo, veniva finalmente promulgata la legge 833/78 che istituiva il Sistema Sanitario Nazionale (SSN): una sanità pubblica, gratuita e nazionale. Prima di allora il sistema sanitario italiano era basato su una organizzazione assicurativo-previdenziale in cui il diritto alla sanità era strettamente legato alla condizione lavorativa e quindi elitaria.
Dopo quasi 40 anni lo Stato Italiano, considerato uno dei paesi più equi nel mondo dal punto di vista organizzativo sanitario, con le continue riforme e tagli al finanziamento pubblico, sta creando una diseguaglianza nell’accesso alle cure minacciando così i principi di universalismo e solidarietà, regredendo lentamente al suo stato originale.
Con questa tendenza in atto il cittadino rischia di essere costretto a pagare due volte il costo del proprio diritto alla salute: in primis attraverso la fiscalità generale (pagando le tasse) e poi con una contribuzione personale diretta, ogni qualvolta deve pagare i ticket sempre più alti o servizi che non sono più garantiti dal SSN.
Numerosi sono gli aspetti che portano a questa condizione. Ad esempio molti piccoli ospedali che hanno per anni rappresentato un punto di riferimento per i paesi più piccoli e isolati sono stati chiusi, creando disoccupazione e una mancanza di copertura dei livelli essenziali di assistenza (LEA). Inoltre si verifica un fenomeno di chiusura di molte strutture sanitarie accreditate in conseguenza dei continui tagli ai fondi pubblici e alla difficoltà di queste aziende di ricevere puntualmente da parte dello Stato il pagamento delle prestazioni erogate in regime di convenzione.
I cittadini sono dunque costretti a percorrere tratti sempre più distanti dal luogo di residenza per accedere alle cure, e sono obbligati a ritardare o spesso a rinunciare alle stesse.
Gli italiani vengono così indotti a fare una scelta: recarsi presso il gestore del servizio sanitario più vicino a pagamento o accedere al sistema pubblico attendendo molti mesi. Ed infatti il primo sistema è sempre più concorrenziale sui tempi di accesso alle prestazioni sanitarie (mesi o anni per il SSN, pochi giorni o settimane per il privato) e eguaglia quasi i costi del SSN (superandolo in qualità), ma con rinuncia alla gratuità del servizio.
Questo sistema sta incentivando la diffusione di coperture sanitarie assicurative private o mutualistiche, creando così due percorsi: un sistema pubblico ridotto al minimo indispensabile per i più indigenti e dall’altro una sanità privata ed efficiente per i più abbienti.
Bisogna partire da questo dato allarmante se si vuole cercare di contrastare il fenomeno della privatizzazione del sistema sanitario e procedere invece verso una riappropriazione sociale del diritto alla salute: è necessario creare un fronte unito per difendere il diritto alla salute (la sanità pubblica) e contrastare le indicazioni opposte fornite dalla classe politica.
L’Avv. Federico Lerro, che coordina lo staff dei legali che per Omnialex e Collextion assistono le aziende convenzionate nel recupero del credito contro il SSN, commenta: “Se la Pubblica Sanità è gestita in modo imprenditoriale, l’imprenditore si assume tutti i rischi dell’impresa. Quindi laddove si contragga il budget o il rapporto con la sanità pubblica venga compromesso, l’imprenditore rischia il suo patrimonio e rischia di non aver le disponibilità economiche per pagare stipendi, forniture e attrezzature fino ad arrivare a chiudere o a cedere l’attività.”
Occorre stare sempre attenti a far valere i propri diritti e contestare quei provvedimenti regionali o delle Asl /Asp che incidono sulle quote di budget, modificano le tariffe, decurtano quote di posti letti, etc.
Cosa può fare il proprietario di una struttura in un simile contesto? Il suggerimento che proviene dai legali di Omnialex e Collextion e quello di fare squadra con le associazione di categoria, al fine di far valere le posizioni comuni, condividendo le battaglie per le stesse problematiche, perché la voce comune sia nei giudizi instaurati più forte di quella delle singole strutture.