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Ritardi nei pagamenti della PA: gli studi di Farmindustria e Adusbef

Ritardi nei pagamenti della PA: gli studi di Farmindustria e Adusbef

Debiti e ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione verso i fornitori rallentano la ripresa dell’economia italiana.

Tra i settori maggiormente colpiti dalle inadempienze dello Stato vi è sicuramente quello sanitario/farmaceutico. Secondo i dati di Farmindustria, l’associazione delle aziende farmaceutiche operanti in Italia, sarebbero infatti tre miliardi e mezzo i crediti che la P.A. italiana (Servizio Sanitario Nazionale) deve alle case farmaceutiche e, come dimostra l’indagine compiuta sui pagamenti ricevuti da ASL e ospedali delle varie regioni relativamente alle fatture emesse nel primo semestre del 2013, con l’obiettivo di verificare il rispetto dei tempi di pagamento entro 60 giorni disposto dalla direttiva europea, i tempi medi di pagamento restano poco sotto i 300 giorni.

Rispetto alle fatture in sospeso del primo semestre dell’anno, cioè al di fuori dello stock di debito pregresso sul quale opera il Decreto Legge 35/2013 e soprattutto dopo l’entrata in vigore il primo di gennaio della direttiva europea, le case farmaceutiche hanno ottenuto il pagamento dei crediti entro i 60 giorni solo nel 10% dei casi. Mentre per il 67% i tempi di rimborso erano ancora ben oltre 120 giorni – il doppio della direttiva UE – ma spesso anche ben oltre.

Nel Lazio, le percentuali di pagamento entro i 120 giorni sono minime (lo 0% entro i 60 giorni, l’1% tra 60 e 90, l’1% tra 90 e 120), come in Campania (non particolarmente virtuosa neanche sul pagamento dei debiti pregressi). Fanno peggio della media nazionale Piemonte (86% pagato oltre i 120 giorni o non ancora saldato), Veneto (74%), Emilia Romagna (94%) e Toscana (96%), cioè tutte le Regioni più grandi in regola sul pagamento dei debiti pregressi.

Sul fronte del pagamento dei debiti della PA, l’ultimo aggiornamento del Ministero dell’Economia, risalente al 24 settembre, informa che sono stati saldati ai creditori delle amministrazioni pubbliche 11,3 miliardi di euro sui 17,9 resi disponibili dal Tesoro, dei 20 previsti per il 2013 dal Decreto legge 35/2013, ampliati a 27,2 dal Decreto legge 102/2013, in via di conversione. Benché ancora lontani dal raggiungimento dell’obiettivo per il 2013 (per non parlare del pagamento dell’intero stock del debito, che secondo alcune stime si aggirerebbe intorno ai 100 miliardi di euro) la situazione appare recuperabile considerando che, in base al monitoraggio dello stesso Ministero dell’Economia, al 22 luglio si era ancora a zero e che in soli 20 giorni, dal 4 al 24 settembre, sono stati pagati debiti per 4,1 miliardi di euro. A parte lo Stato (che aveva versato 2,6 miliardi di euro dei 3 allocati per l’anno in corso), la situazione più virtuosa a fine settembre si registrava per i debiti sanitari, che risultavano pagati per quasi l’80% della cifra prevista per il 2013 (3,9 miliardi su 5), pari al 92% di quanto era stato effettivamente erogato alle Regioni. Con alcuni risultati pari al 100% dell’obiettivo annuale, come nel caso di Lazio (832 milioni di debiti da pagare), Piemonte (803 milioni), Veneto (777 milioni), Emilia Romagna (447) e Toscana (230).

Il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi ha dichiarato: “Le imprese del farmaco sono le uniche ad avere verso il Ssn crediti e debiti di natura non fiscale, come i cosiddetti payback: la loro compensazione eviterebbe alla Pa oneri aggiuntivi, di natura burocratica e legale, come gli interessi di mora, e darebbe alle imprese maggiore certezze, che è presupposto necessario per i loro piani di investimento”. Prosegue affermando che “Il problema dei ritardi dei pagamenti nella Pubblica Amministrazione è una questione atavica che ha di fatto peggiorato l’attrattività degli investimenti nel nostro Paese. L’assurdo è che ora anche le Regioni che pagavano in tempi accettabili hanno bloccato tutti i pagamenti ante 2013 in attesa della definitiva approvazione del decreto sui debiti P.A.”.

Una situazione preoccupante dalla quale si potrebbe uscire, secondo il presidente di Farmindustria, “puntando velocemente su quei settori che possono dare un ritorno in termini di crescita. Noi siamo un comparto che da questo punto di vista può contribuire moltissimo. I recenti dati Istat sull’export farmaceutico hanno fatto registrare vendite ancora alte e in crescita nonostante la crisi. Un export che attualmente riesce a compensare il disastro che, invece, registriamo all’interno del Paese. Ci auguriamo che il governo prenda decisioni giuste perché non possiamo più permetterci di avere un Pil in calo in questo modo”.

Una delle ricette per il rilancio, insomma, potrebbe essere quella di puntare su questo settore che, numeri alla mano, ha dimostrato negli ultimi anni di reggere bene l’impatto della crisi continuando a crescere: “Noi pensiamo di essere in grado di poter dare un importante contributo, dovremmo però essere messi in condizioni di poterlo fare facendo venir meno tutti quei lacci e lacciuoli che ci sono stati messi in questi anni e che non hanno portato a risparmi per lo Stato ma solo a questo disastro di Pil in negativo, ad una perdita di addetti e ad una perdita di investimenti” ha sottolineato Scaccabarozzi. “Noi facciamo fatica ad attrarre investimenti in Italia. I segnali preoccupanti sono: 11mila addetti persi in 5 anni, di cui 1000 solo nell’ultimo. Senza contare la diminuzione degli studi clinici in Italia: abbiamo avuto un trend di crescita fino a 3 anni fa. Un dato importante che significava maggiore innovazione e investimenti. Negli ultimi 3 anni abbiamo invece registrato in tal senso un calo del 23% visto che molti hanno preferito spostarli in Paesi dove c’è meno burocrazia e più attrattività”.

Che a soffrire sia tutta la filiera dei servizi sanitari (aziende sanitarie locali, aziende ospedaliere, policlinici e istituti di ricovero e cura a carattere scientifico) lo accerta anche uno studio realizzato dall’Adusbef su dati di Bankitalia sul debito degli Enti locali e i derivati. Nei sette anni 2006-2013 il debito imputabile a Asl e istituti scientifici è raddoppiato (+97%) e con oltre 17 miliardi risulta quasi il doppio di quello imputato alle Province (8,7 miliardi), poco meno della metà di quello delle Regioni (39 miliardi), un terzo di quello di tutti i Comuni (48,4 miliardi).

Gli avvocati Federico Lerro e Francesco Maria Lino – che per OMNIALEX S.R.L. attivano procedure in tutta Italia per recuperare i crediti per le imprese che riforniscono il sistema sanitario nazionale – analizzando i tempi e le modalità dei pagamenti stabiliti dal Decreto Legge 35/2013 con quelli realmente messi in atto dalle Asl, senza mezzi termini fanno emergere quello che è il vero punto morto della normativa: “il decreto 35/2013 stabilisce i termini di pagamento entro cui dovrebbero pagare le Asl virtuose, ma non determina alcun regime di responsabilità per quelle che non pagano puntualmente. Eppure è noto agli operatori del settore, che i dirigenti Asl hanno il coltello della parte del manico, e spesso, purtroppo, amministrano i conti abusando del loro ruolo di potere e decisionale, ritardando comunque alcuni pagamenti, a beneficio magari di altri! Nel nostro paese, storicamente, le leggi sono fatte per essere violate, e quindi non sono sufficienti quando chi amministra la cosa pubblica non lo fa con correttezza e trasparenza. Il Decreto in esame, resta disatteso come possiamo notare dall’analisi dei dati di Farmindustria e Adusbef, poiché dal nostro punto di vista non è stato neanche predisposto un apparato governativo che, con metodi di trasparenza, sottoponga a monitoraggio il comportamento delle Asl e degli amministratori della sanità pubblica. Nel dire ciò, stiamo con evidenza pensando a quelle forme di Authority che garantiscono il rispetto delle regole e che vietano e censurano i comportamenti difformi, con l’obiettivo di migliorare il benessere dei cittadini: come le Autorità Garanti italiane che sono istituzioni amministrative indipendenti e autonome rispetto al potere esecutivo. Finché non verrà creato un sistema trasparente che determini, individui e soprattutto sanzioni le responsabilità precise e dirette di quelle amministrazioni inadempienti, queste continueranno a non saldare i debiti pregressi, le fatture correnti, financo comunicando controvoglia alle associazioni di categoria dati non rispondenti alla realtà”.

In effetti, le Regioni che apparentemente fronteggiano in maniera virtuosa l’emergenza straordinaria sulla quale interviene il Decreto legge 35/2013 e che allo stesso tempo stanno segnando il passo nella gestione ordinaria dei debiti, dimostrano che solo un meccanismo permanente, basato su precisi meccanismi digovernance, potrà assicurare una riduzione strutturale dei debiti della pubblica amministrazione.

Photo from freedigitalphotos.net – “Wealth Checking” by Vichaya Kiatying-Angsulee